Musica per il Teatro

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Piussù

Ideazione e regia Massimiliano Burini
Drammaturgia Daniele Aureli, Massimiliano Burini e Giuseppe Albert Montalto
Dramaturg Giuseppe Albert Montalto
Assistente regia Daniele Aureli
Compositore Gianfranco De Franco
Marionette ed oggetti di scena Mariella Carbone
Con Debora Renzi – Andrea Volpi
Produzione Solares Fondazione delle Arti Teatro delle Briciole
Ispirazione sonora Jon Brion feat. Sarah Jaffe The blue umbrella suite

Piussù è la storia di un palloncino, uno di quei palloncini che volano via dalle mani dei bambini e che nessuno sa che fine fanno. Qui inizia un viaggio alla ricerca dell’altro nella frenesia quotidiana. L’altro è colui a cui vogliamo bene. Anche se la vita ci allontana e pone ostacoli al nostro ricongiungimento, Siamo ignari del destino che ci attende, ma dobbiamo ugualmente aggrapparci al desiderio di ritrovarci, avendo il coraggio di rischiare. Uno spettacolo che parlerà di emozioni. Di amicizia, di amore, di paura, di solitudine, di rabbia. Di quello spettro ampio di sensazioni che avvolgono i bambini fin dalla primissima infanzia. La ricerca teatrale sarà caratterizzata da una drammaturgia che passi dalla parola scritta all’immagine, dalla composizione musicale al gesto acrobatico.


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CIRCO MIRANDA

liberamente ispirato a “La Tempesta” di W. Shakespeare

Produzione Fontemaggiore
Regia Beatrice Ripoli
Debutto 20 Settembre 2024
di Marco Lucci e Beatrice Ripoli
con Andrea Brugnera, Enrico De Meo, Maria Irene Minelli
scenografia in collaborazione con Zaches Teatro e Accademia di Belle Arti di Firenze
luci Giuseppe Bernabei
musiche originali Gianfranco De Franco
costumi Beatrice Ripoli e Kim Hyoung Hui
triciclo di scena Alejandro Percivati e Marco Lucci
burattini Marco Lucci
coreografie Maria Irene Minelli

Miranda è una bambina che cresce in uno chapiteaux da circo piantato nel bel mezzo di un’isola, sotto lo sguardo amorevole di Prospero, suo padre, e in compagnia dell’amico Calibano, il clown.

Dentro a questo cerchio magico il tempo scorre tra esercizi di equilibrismo, acrobazie, melodiose canzoni che provengono dai quattro angoli del mondo, ma ad un certo punto Miranda sente il desiderio di viaggiare veramente, di conoscere le città di cui ha sempre sentito parlare, di incontrare altre persone.

Quando i fari sono spenti, Miranda, ormai una ragazza, cuce in segreto un abito tutto per sé e nelle pieghe della stoffa ripone una nuova immagine di lei, più libera, più adeguata ai suoi desideri.

Come comunicarlo a Prospero? Il capocomico che ha calcato le scene dei più importanti teatri, il padre amorevole che ha costruito un mondo intorno a lei? Ecco che all’orizzonte si addensano nubi nere che annunciano la tempesta.

Soffierà vento contro la tenda per rendere i suoi personaggi più veri, per lavare il cerone dai loro visi e permettere a Prospero di confidare infine il suo segreto, la misteriosa storia che li ha condotti all’isola, e a Miranda di realizzare il suo più profondo desiderio.


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I 4 desideri di Santu Martinu

I 4 desideri di Santu Martinu è una riscrittura, in dialetto calabrese, liberamente tratta da alcuni fabliaux anonimi medievali, e parte da uno spunto – quello dei desideri concessi per volontà soprannaturale e sprecati per stupidità o cattiveria – presente in tutte le letterature.

In Occidente, nell’ambito fiabesco, questo tema lo si ritrova in La Fontaine, Perrault e nei fratelli Grimm. Dario De Luca e Gianfranco De Franco, nelle vesti di trovatore e musico, riscoprono la  letteratura popolare oscena del XII e XIII secolo e prestano corpo e fiati a questo racconto folle e divertente. Una favola boccaccesca per celebrare l’amore e le sue vere gioie durature: il desiderio di una donna e di un uomo portato a vette parossistiche, che utilizza il gioco dell’abnorme e dell’assurdo come deformazione fantastica della realtà, in cui è possibile celebrare l’eros e le sue intime membra.

Le parole sembrano sgorgare come canti goliardici dei Carmina Burana, in un trionfo di suoni, sensi e doppi sensi piccanti, senza mai  cadere nella volgarità, ma anzi utilizzando la forza dissacrante dei contenuti satirici, ribelli alla comune morale di facciata.

La lingua utilizzata è una lingua calabrese inventata per la scena: un pastiche suggestivo che, come un organismo vivente in continua evoluzione e cambiamento, risente delle decine di influenze dialettali ricevute dall’autore nel suo percorso artistico da poeti e autori calabresi del passato e coevi; con echi che vanno dalle lingue della pre-Sila a quelle delle Serre cosentine, fino a sonorità provenienti dai borghi calabro-lucani del Pollino.

Le musiche, ci immergono in timbriche instabili e sfuggenti che odorano di caminetto e  di vino; che evocano tarante e valzerini sghembi che furono e che saranno. I fabliaux (in italiano favolelli) sono brevi racconti in versi, sorti alla fine del XII secolo, le cui origini vanno ricercate nella tradizione classica latina e greca. Vi si narravano storie comiche e spesso oscene in toni crudamente realistici o satirici.

Il genere influenzò autori come Rabelais in Francia e Boccaccio in Italia.


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LA BELLA E LA BESTIA

Con: Chiara Mancini, Raffaele Ottolenghi
Luci: Giuseppe Bernabei, Luigi Proietti
Drammaturgia: Massimiliano Burini, Giuseppe Albert Montalto
Musiche: Gianfranco De Franco
Costumi: Kim Hyoung Hui
Scenografia e ombre: Marco Lucci
Regia: Massimiliano Burini
Produzione: Fontemaggiore

Sconfinate le interpretazioni della fiaba “La Bella e la Bestia”, ma anche le riscritture, le rielaborazioni per teatro, cinema, televisione, con affinità e in dialogo con il mito di Amore e Psiche e con Barbablù…moltiplici le letture psicanalitiche per anima e corpo, la separazione dal padre, la necessità di accogliere l’altro e crescere consapevolmente anche sul piano erotico, e così via. Indimenticabile il film di Cocteau, che gli stessi cartoni animati disneyani citano volentieri. Una stratificazione questa che il regista Massimiliano Burini per Fontemaggiore ha teso ad alleggerire, evidenziando piuttosto  la doppia diversità, di lui e di lei, entrambi a disagio nel mondo esterno, echi del palazzo principesco i tre grandi lampadari che alla fine verranno sollevati. “All’inizio c’è sempre il buio”, viene detto più di una volta: la luce significa vedersi, riconoscersi, sorridere, ridere e ballare con leggerezza. Sempre simbolica la rosa, qui non raccolta dal padre ma direttamente da Bella: sul palcoscenico, in ogni passaggio importante tanti petali. 

Un gioco d’ombre. Lei racconta quanto già ha vissuto: la tempesta di neve, la richiesta di un rifugio. E così più avanti farà Bestia. La meta dunque – imparare a vivere insieme – già raggiunta. Avevano iniziato a conoscersi, a stare bene insieme, quando si sente quel bussare che inquieta: è il padre che è venuto a cercare Bella. E lei se ne andrà – senza però poter restare lontano a lungo. “Soltanto dopo che la Bella decide di lasciare la casa di suo padre per ricongiungersi con la Bestia – cioè dopo aver risolto i suoi legami edipici con suo padre – il sesso, che prima era ripugnante, diventa meraviglioso”, scrive Bruno Bettelheim in “Il mondo incantato”, dedicato ai significati psicanalitici delle fiabe. Nello spettacolo visto a Parma, al Teatro al Parco, con Bestia che, cappuccio in testa, si muove animalescamente, sembra prevalere in entrambi i protagonisti, il bisogno di allontanarsi da una realtà in cui vivono con disagio. Bella era andata via da casa perché si sentiva incompresa, diversa dagli altri. Durante la rappresentazione anche qualche occasione per ridere. Divertimento e applausi da parte del folto pubblico delle scuole.

Valeria Ottolenghi


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Blacamán – Rimedi e miracoli

Anteprima nazionale
Concertato per voce
con Roberto Biselli, Gianfranco De Franco
Sonorizzazioni stumentali e elettroniche Gianfranco De Franco, N.B. A

Blacamán è l’uomo che ispirò un celebre racconto di Gabriel García Márquez, al secolo Pietro Aversa, nato a Castrovillari (Cosenza) il 23 febbraio 1902, da cui scomparve, in giovane età, diventando fachiro, illusionista, ipnotizzatore, domatore di belve, insomma, una celebrità mondiale capace di fare concorrenza al celebre Houdini.

Blacamán, rimedi e miracoli è un fantasy dove narrazione e musica si contrappuntano in un caleidoscopico gioco dei ruoli, restituendo la dimensione fantasmagorica, ma incredibilmente reale, delle avventure del famoso fachiro Blacamán, avventuroso calabrese.

Il racconto per parole e musica assume i toni del gran circo e dell’affabulazione, della magia oscura e della poesia malinconica, dell’avventura d’oltremare e della miseria del quotidiano, grazie anche all’ architettura sonora e visiva che trasforma lo spettacolo in un melologo per tempi moderni.


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LA SINDROME DELLE FORMICHE

Drammaturgia finalista al Premio Hystrio Scritture di Scena 2016

UNA PRODUZIONE CARACÒ
UNO SPETTACOLO CARACÒ
con il sostegno di C.U.R.A. centro umbro residenze artistiche | La Mama Spoleto | Micro Teatro Terra Marique | Spazio Mai Perugia
si ringrazia: Teatro Stabile dell’Umbria
CON Ciro Masella e Giulia Zeetti
DRAMMATURGIA Daniele Aureli
DRAMATURG Giusi De Santis
PRODUCER E ASSISTENTE ALLA REGIA Matteo Svolacchia
MONDI SONORI Gianfranco De Franco
LUCI Massimiliano Burini
REGIA Massimiliano Burini e Daniele Aureli

“Le persone decidono di non lasciarsi, o decidono di stare insieme?”

Una storia in bilico tra picchi di comicità e abissi di solitudine.
Un racconto delicato e amaro di un amore che prova, in tutti i modi, a proteggersi dal freddo dell’inverno.
E ed F vivono insieme in un piccolo appartamento situato al terzo piano di un palazzo.
La tv è rotta, c’è un compleanno da festeggiare e una decisione da prendere.  Il fuori è un’eccezione. Rimangono chiusi in un tempo indefinito: un giorno, come una vita, dentro quattro mura. Inseguendo il giorno migliore per uscire e aspettando il momento migliore per vivere. Io e te, da indagare e scoprire lentamente, perché se affrontato forzatamente rischia di far appassire le rose. E servirebbe un bonsai, o un girasole a dar colore alla loro stanza, ma tutto si consuma, in un tempo che non ha più tempo.
Essere sinceri solo nell’ombra… in quei brevi e rari momenti di solitudine.
Alcuni momenti di silenzio rimangono piccoli granelli in mezzo a una distesa infinita di terra.  Le rughe, il ristorante, i vicini, la polvere, il ripostiglio, un signore con il cane, una cravatta troppo stretta, l’insonnia, la musica. Trovarsi o disperdersi.

“Dicono che dall’alto sembriamo piccolissimi, minuscoli.
Piccolissime scie che si muovono.”


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Piccola strega

Lettura a due voci con musica dal vivo e ombre

Produzione Art N/Veau
Con Giulia Zeetti (voce), Alessandra Comparozzi (voce), Gianfranco De Franco (musica), Federica Ferrari ( ombre) Testo Pascal Brullemans
Traduzione Eleonora Ribis “Piccola Strega”, Edizioni Primavera 2020

La vita da strega non è sempre facile per una bambina. Tanto più se la mamma si ammala, se il fiore magico che potrebbe curarla non si trova, se i boschi da attraversare sono oscuri e infidi e l’Orco resta l’unico adulto con cui vivere.

Si può abitare con un mostro senza diventare un mostro a propria volta? Con un mostro che oltretutto sogna di divorarti? Seguendo le avventure di piccola strega si verrà trasportati nelle profondità dell’animo umano scoprendo che essere timide non vuol dire non avere coraggio e attraversare la paura è uno slancio verso la libertà. Piccola strega è una fiaba scura in forma di teatro, un capolavoro di tensione che in un’andatura ricca di ritmo e suggestioni, indaga le grandi risorse di intelligenza e immaginazione dei bambini per uscire da situazioni difficili, aiutarsi, aiutare, crescere. Un racconto di silenzi e di parole cercate con un’attenzione delicata e sensibile capaci di suggerire visioni profonde e acutissime ma anche di stupire con un umorismo sottile. Le voci delle due attrici, ora narratrici, ora personaggi o coro, si intrecciano e armonizzano con le suggestive sonorità musicali di Gianfranco de Franco e il raffinato gioco di ombre dell’ artista Federica Ferrari, dando vita a questo inatteso ed emozionante viaggio di resilienza e coraggio adatta ai più piccoli che anche i grandi ameranno.

“Le fiabe possono evocare le situazioni più tragiche e al tempo stesso permettere all’eroe di cambiare il suo destino. Scrivendo questa fiaba, volevo raccontare ai bambini che si può scappare dai mostri, ma che per farlo si deve dar prova di una grande determinazione e che è normale avere paura”.

P.Brullemans


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Timshel. Nessuna risposta oltre la tua

Progetto vincitore del bando Antenne – La Corte Ospitale

Drammaturgia e regia Massimiliano Burini e Matteo Fiorucci
Con Adele Cammarata e Verdiana Costanzo
Produzione La Corte Ospitale
Ambienti sonori Gianfranco de Franco

Siamo in un futuro dove il mondo come lo conosciamo non esiste più, dove il genere umano è estinto e l’uomo, ormai sulla soglia del baratro, ha affidato ad una intelligenza artificiale il ruolo di tentare un nuovo inizio.
Il suo nome è E.V.A (Entità Virtuale Analitica) e nei suoi algoritmi è custodita la possibilità umana di tornare a popolare la terra, dopo la sua fine.
Al centro della scena una camera generativa e un prototipo di essere umano, creato e testato dall’entità digitale. Qual è il suo linguaggio? Come può un’attrice riuscire ad astrarre il suo corpo, sede di tutto ciò che ci rende umani, tanto da raggiungere una forma di pensiero non più sentimentale o emotivo, ma logico e consequenziale?
Abbiamo negato il corpo, la vista, l’emotività, dissociando voce e immagine, tentando di restituire una presenza pervasiva, ma distante. Abbiamo creato un linguaggio altro, il linguaggio di un essere pensante ma inumano. Così EVA si relaziona all’ultimo prototipo che nasce in scena e la abita. Il prototipo agisce e reagisce agli stimoli dell’Entità Digitale e degli spettatori presenti in sala, anch’essi personaggi del futuro che immaginiamo.
Entrare nella materia del lavoro ci ha aiutati a comprendere che, per immaginare il futuro del genere umano e tentare di parlarne, avremmo avuto bisogno di focalizzarci sull’etica della responsabilità, sulle nostre scelte, sul nostro modo di pensarci in relazione a noi e all’altro, inteso come mondo, in tutte le sue forme.
Timshel è il nostro assunto di partenza, “Tu puoi”, preso in prestito da La Valle dell’Eden, libro che per noi è stato punto di riferimento.
Lo spettacolo si svilupperà ogni sera in modo diverso, perché ogni sera saranno diversi gli spettatori e diverse saranno le azioni che loro stessi assumeranno la responsabilità di condividere.
Timshel si riferisce ad un tu generico che non fa sconti, che riguarda tutti, ognuno di noi.


IL BAMBINO E LA FORMICA5_0

Il bambino e la formica

Produzione Fontemaggiore
Regia Massimiliano Burini
Debutto 22 Luglio 2021
di Massimiliano Burini e Giuseppe Albert Montalto
con Giulia Zeetti/Emma Tramontana, Andrea Volpi
muppets e supervisione ai movimenti scenici Marco Lucci
composizioni musicali e suono Gianfranco De Franco
dramaturg Giuseppe Albert Montalto

Ayo è un bambino che non ha mai visto il sole, infatti lavora nel Formicaio”, una miniera del Congo.
Un giorno durante il lavoro una frana improvvisa lo blocca sotto terra.
Mentre aspetta i soccorsi fa un incontro incredibile e imprevedibile con “Undici”, una formica burbera ma dal cuore gentile. Superata la sua diffidenza verso i bambini, Undici decide di aiutare Ayo ad uscire di lì.
Inizia così un viaggio verso l’alto, verso la conoscenza di se stessi e verso la consapevolezza del loro posto nel mondo, imparando l’uno dall’altro che la vita è un sogno da rincorrere.


Saverio e Chadli vs Mario e Saleh

Scritto e diretto da Saverio La Ruina
Con Saverio La Ruina e Alex Cendron e con Chadli Aloui (voce off)
collaborazione alla regia Cecilia Foti
Musiche originali Gianfranco De Franco
Scene e costumi Mela Dell’Erba
Disegno luci Michele Ambrose
Audio e luci Mario Giordano
Organizzazione Egilda Orrico, Settimio Pisano
Amministrazione Tiziana Covello
Produzione Scena Verticale
con il sostegno di MIBACT, Regione Calabria
in collaborazione con TMO – Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo

All’inizio c’erano Mario e Saleh, un occidentale cristiano e un arabo musulmano che all’indomani di un terremoto si ritrovano a convivere nella stessa tenda. Ma alla prima nazionale, Chadli, l’attore che interpreta Saleh, esce dal personaggio e riscrive il finale. Rimango sconcertato. Intuisco in quella ribelli one una grande sofferenza. Vorrei accoglierla nello spettacolo. Le repliche continuano, i mesi passano, io e Chadli parliamo. Lui mi racconta di sé, dell’Islam, della sua vita in Italia da arabo di seconda generazione. Spesso registriamo le nostre chiacchierate. Poi faccio la cosa più semplice: faccio un passo indietro, metto Saverio e Chadli accanto a Mario e Saleh e lascio che siano loro a parlare…
Ironia della sorte, al debutto milanese, Chadli non c’è per motivi giudiziari. A interpretare Saleh chiamo Alex Cendron, biondo con gli occhi chiari. Una scelta poetica che mi permette di sperimentare ulteriormente intorno all’individuo e alla sua identità. Mentre Chadli Aloui rimane presente nello spettacolo, così come era previsto, con la sua voce e la sua forte testimonianza.


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RE PIPUZZU FATTU A MANU. MELOLOGO CALABRESE PER TRE FINALI

Liberamente tratto dalla fiaba calabrese Re Pepe raccolta da Letterio Di Francia e dalla riscrittura di Marcello D’Alessandro.

Riscrittura originale, disegno luci, regia e interpretazione Dario De Luca
Musiche e sonorizzazioni Gianfranco De Franco
Organizzazione e amministrazione Tiziana Covello
Distribuzione Egilda Orrico
Produzione Scena Verticale
Anno di produzione 2019

FEAT. REGIN ORCHESTRA
Riscrittura originale, disegno luci, regia e interpretazione Dario De Luca
Musiche e sonorizzazioni Gianfranco De Franco
Direzione d’orchestra e arrangiamenti Giuseppe Oliveto
REGIN ORCHESTRA
Fausto Castiglione (violoncello), Carlo Cimino (contrabasso), Gianfranco De Franco (campana tibetana, clarinetto, flauto traverso, flauto vietnamita, theremin, pedaleffect/loop, laptop, i-pad), Piero Gallina (violino, lira calabrese), Gianluca Pirro Grispino (oboe), Francesco Montebello (batteria, percussioni, vibrafono, timpani, campane tubolari), Checco Pallone (tamburi a cornice), Antonio Vergine (fagotto)
Produzione Scena Verticale | PianoB
Anno di produzione 2021

C’era na vota, na vota c’era / C’era na vota, na vota c’era / C’era na vota, na vota c’era…na vecchia assettata ara vrascera, ara vrascera cuntava lu munnu, stativi cittu ca mò vi lu cuntu. Mo vi cuntu in bona sustanza di re Pipuzzu la rumanza…
Le fiabe sono il nostro patrimonio comune, sono la memoria storica dei nostri sentimenti più genuini e primari. Abbiamo voluto cercare le fiabe della nostra Calabria, per provare a leggere meglio la nostra terra partendo dai racconti popolari; per interrogarci su noi stessi e capirci un po’ di più; per poterci raccontare al viaggiatore di domani senza essere oleografici e indulgenti con noi stessi.
Abbiamo trovato, grazie al lavoro di Letterio Di Francia, fine letterato calabrese nativo di Palmi e massimo studioso della novella italiana, un patrimonio ricchissimo di storie e intrecci a metà tra il noto e l’ignoto dove ricorrono temi quali il cibo e l’ospitalità o l’andare spersi per il mondo.
Abbiamo scelto di puntare l’attenzione sulla storia di Re Pepe, fiaba nella quale il vero protagonista non è il re del titolo, ma una donna: una reginetta sicura del fatto suo e capatosta. È a lei che siamo debitori, non solo dell’intreccio della fiaba in questione, ma persino del personaggio che dà il titolo alla fiaba, perché un bel giorno, di fronte all’insistenza del padre perché si trovi finalmente un marito, lei decide di prendere farina e zucchero e di impastarselo con le sue mani. Solo così può essere certa che quello sposo sarà all’altezza delle sue aspettative: giacché, come è noto, di reucci insipidi è pieno il regno delle fiabe. Invece lei ne vuole uno come si deve, ecco perché c’impiega addirittura sei mesi ad impastarlo. “Però non parla!”, commenta il re padre. Ma lei non si perde d’animo, gli mette un peperoncino rosso sulla bocca e a furia di insistere, lo fa parlare.
Senza svelare il finale, ché non vogliamo levare certo il gusto di scoprirlo allo spettatore, questa fiaba ha echi dell’Oriente e delle “Mille e una notte”, delle storie dei fratelli Grimm e di quelle di Perrault e Basile. Ma questa storia ha messo radici in mezzo ai castagneti e agli uliveti, profuma di impasti infornati e ha il rumore assordante delle cicale della nostra terra.
Dario De Luca, riscoprendo la spiritualità popolare, presta corpo e voce a questo racconto in lingua calabra a cui Gianfranco De Franco dà una sonorizzazione, fatta di soffi in strumenti a fiato, tradizionali e no, ed elettronica.
Un viaggio che ipnotizzerà lo spettatore accompagnandolo, come in un sogno, in una dimensione magica; uno spazio-tempo fantastico e reale al contempo.



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Notte ABA Industrial Tales

Direzione progetto: Regista-Scenografo Giancarlo Cauteruccio
Coordinamento degli allestimenti: Massimo Bevilacqua
Con la collaborazione di: Alessandra Capponi e Alessio Venturi
Musiche di Gianfranco De Franco
Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci – Perugia

Con la partecipazione di: Sixi Liu, Xufeng Wang, Jinxin Yu, Samanta Buccilli, Xialun Jia, Andrea Pileri, Anna Scognamiglio, Jingjing Sun, Gao Linsheng, Wang Lu, Li Mingzhe, Hui Yilin, Gao Yaru, Wang Yu, Chen Weiwei, Wang Yue, Liu Bowen, Liu Keyi, Li Zhuoyu, Ran Huo, Jia Xiaolun, Zhao Xiaoran, Wang Feibu, Fan Baihe, Gao Linli, Guo Chen, Feng Liyuan, Pan Jiyao, Pi Maoqi, Guo Yajing, Guo Yajia, Noemi Belfiore, Eleonora Biagetti, Alessio Cinaglia, Arianna Scappa, Lohanna Luzia Rocha De Oliveira.

Progetto, scene, costumi e regia a cura degli studenti del biennio specialistico in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, indirizzo Scenografia.




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MASCULO E FIAMMINA

di e con Saverio La Ruina
musiche originali Gianfranco De Franco
collaborazione alla regia Cecilia Foti
scene Cristina Ipsaro e Riccardo De Leo
disegno luci Dario De Luca e Mario Giordano
audio e luci Mario Giordano
organizzazione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale

L’idea di base è che un uomo semplice parli con la madre. Una madre che non c’è più. Lui la va a trovare al cimitero. Si racconta a lei, le confida con pacatezza di essere omosessuale, “o masculu e fiammina cum’i chiamàvisi tu”,  l’esistenza intima che viveva e che vive.
Non l’ha mai fatto, prima. Certamente questa mamma ha intuito, ha assorbito, ha capito tutto in silenzio. Senza mai fare domande. Con infinito, amoroso rispetto. Arrivando solo a raccomandarsi, quando il figlio usciva la sera, con un tenero e protettivo “Statti attìantu”. Ora, per lui, scatta un tipico confessarsi del sud, al riparo dagli imbarazzi, dai timori di preoccupare. Forse con un piccolo indicibile dispiacere di non aver trovato prima, a tu per tu, l’occasione di aprirsi, di cercare appoggio, delicatezza.
E affiorano memorie e coscienze di momenti anche belli, nel figlio, a ripensare certi rapporti con uomini in grado di dare felicità, un benessere che però invariabilmente si rivelava effimero, perché le cose segrete nascondono mille complicazioni, destini non facili, rotture drammatiche.
Nei riguardi di quella madre, pur così affettuosa e misteriosamente comprensiva, si percepisce comunque qualche rammarico, qualche mancata armonia. Ma tutto è moderato, è fatalistico, è contemplativo. In un meridione con la neve, tra le tombe, finalmente con la sensazione d’essere liberi di dire.

Il primo reading in fieri è stato presentato a settembre 2015 nell’ambito del festival Garofano Verde di Roma

Debutto: 13/18 dicembre 2016, Piccolo Teatro di Milano




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“IDROSsssss”- installazione performance immersiva sull’energia dell’acqua
50 anni dall’alluvione di Firenze – Chiesa di S.Verdiana, FI

regia Giancarlo Cauteruccio
musiche originali Gianfranco De Franco
azione e canto Chiara De Palo
prologo Roberto Visconti
scenografia Massimo Bevilacqua
video  Alessio Bianciardi




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IL VANGELO SECONDO ANTONIO

scritto e diretto da Dario De Luca
con Matilde Piana, Dario De Luca, Davide Fasano
musiche originali Gianfranco De Franco
assistente alla messinscena Maria Irene Fulco
scene Aldo Zucco
realizzazione scultura Cristo Sergio Gambino
realizzazione scene Gianluca Salomone
costumi e assistenza all’allestimento Rita Zangari
distribuzione e ufficio stampa Settimio Pisano
coproduzione Scena Verticale, Festival Primavera dei Teatri, Festival Città delle 100 Scale

si ringraziano Prof.ssa Amalia Bruni, Direttore del Centro Regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme; Michele Farina, autore del libro “Quando andiamo a casa?”, ed. Rizzoli; Francesca Frangipane, autrice del libro “La vita dimenticata” ed. Rubettino; Associazione per la Ricerca Neurogenetica di Lamezia Terme; Sandra Dalia.

Don Antonio, un parroco di una piccola comunità, vicario generale del vescovo, si ammala di Alzheimer. Al suo fianco la sorella, devota perpetua dal carattere rude e un giovane e candido diacono. La malattia colpirà la mente brillante di questo sacerdote e nulla sarà più come prima: i congiunti si muoveranno a tentoni in un terrenoper loro sconosciuto, con rabbia, insofferenza e shock. Don Antonio, entrato nella nebbia, inizierà a perdere tutti i riferimenti della sua vita ma allaccerà un rapporto nuovo e singolare con Cristo che porterà avanti anche quando, alla fine, si sarà dimenticato della malattia stessa.
Dimenticare di dimenticarsi può essere comunque un punto di arrivo, un ultimo approdo verso la propria interiorità. Perché il racconto della malattia, condito dell’involontaria comicità che si porta dietro, è anche il pretesto per riflettere sulla fede e sul senso religioso che ognuno di noi, volente o nolente, ha dentro di se.
In Italia il tabù della demenza è ancora un macigno, un qualcosa che si nasconde dietro giri di parole. A più di 100 anni dalla scoperta del morbo si fa fatica ad abituarsi all’idea che tanto non c’è cura, che tanto non ci sono vere e proprie terapie. In Italia i malati sono più di un milione. A tutti loro e alle loro famiglie questo spettacolo è dedicato.

Prima nazionale: 3 giugno 2016, Castrovillari, Festival Primavera dei Teatri






MORIR SÌ GIOVANE E IN ANDROPAUSA / OMISSIS MINI ORCHESTRA

Vincitori del concorso nazionale “Musica contro le Mafie 2012” e “Roma R.I.P. Arte” 2013.

di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi
con Dario De Luca
e con Omissis Mini Órchestra
Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni)
canzoni e musica Giuseppe Vincenzi
arrangiamenti De Franco, Oliveto, Chiaia, Gallo, Montebello
costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari
suono Andrea Dodaro
luci Gennaro Dolce
organizzazione Settimio Pisano
regia Dario De Luca
produzione Scena Verticale




U TINGIUTU

ideazione, testo e regia Dario De Luca
con Dario De Luca, Rosario Mastrota, Ernesto Orrico, Fabio Pellicori, Marco Silani
musiche originali Gianfranco De Franco, Gennaro de Rosa
assistenza alla regia Isabella Di Rosa
scene, cost. e ogg. di scena Rita Zangari
luci Gaetano Bonofiglio
org. e distribuzione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale

Testo finalista al Premio Riccione per il Teatro 2009
Premio Landieri 2011 “Migliore Attore” a Dario De Luca
Spettacolo finalista al Premio Landieri 2011



Polvere

POLVERE

di Saverio La Ruina
con Saverio La Ruina e Cecilia Foti
musiche originali Gianfranco De Franco
contributo alla drammaturgia Jo Lattari
contributo alla messinscena Dario De Luca
aiuto regia Cecilia Foti
disegno luci Dario De Luca
audio e luci Mario Giordano
realizzazione quadro Ivan Donato
organizzazione e distribuzione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale
con il sostegno di Comune di Castrovillari
si ringrazia il White Dove di Genova



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LA BORTO

Premio UBU 2010
“Milgiore Teasto Italiano”
Nomination Premio UBU 2010
“Migliore attore”
Premio Hystrio
alla Drammaturgia 2010

di e con Saverio La Ruina
musiche composte ed eseguite dal vivo da Gianfranco De Franco
disegno luci Dario De Luca
org. e distribuzione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale
con il sostegno di MIBAC | Reg. Calabria



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DISSONORATA. UN DELITTO D’ONORE IN CALABRIA

Premio UBU 2007
“Migliore attore” e “Migliore novità italiana”
Finalista al Premio ETI – Gli Olimpici del Teatro 2007
“Migliore interprete di monologo”
Premio Ugo Betti per la drammaturgia 2008
“Segnalazione speciale”

di e con Saverio La Ruina
musiche originali composte ed eseguite dal vivo da Gianfranco De Franco
collab. alla regia Monica De Simone
luci Dario De Luca
organizzazione Settimio Pisano